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Biografie quotidiane – 1 febbraio 1958

Biografie quotidiane – 1 febbraio 1958

Quella canzone che trasformò per sempre l’Italia

Non si tratta esattamente di un’operazione matematica, ma se chiedi a un italiano di pensare a Johnny Dorelli e Domenico Modugno puoi stare quasi certo che la mente lo riporterà sempre verso quella sera, in quella finale dove tutto cambiò.

 

Fonte: Discogs.com

Sono gli anni del Miracolo Economico Italiano, una crescita senza precedenti in cui s’iniziano a raccogliere i frutti del Piano Marshall. La Seconda Guerra Mondiale sembra un macigno che chiunque vuole lasciarsi alle spalle. C’è aria di riscatto in giro, desiderio di leggerezza; l’industria culturale lo sa e muove i sentimenti di un’intera nazione. Il Festival della canzone italiana rappresenta l’evento di punta di un’offerta televisiva ancora scarna: da poco è arrivato il Carosello che appassiona adulti e bambini, c’è poi il telegiornale, Giorgio Albertazzi con la sua Prosa del Venerdì, ma poca altra roba. Il Festival è l’emblema del Bel Paese che ha appena imparato a riunirsi dinanzi alla televisione, un’Italia che non sarà più la stessa dopo quel 1° febbraio 1958.

Il critico musicale Gino Castaldo lo descrisse come spartiacque tra malinconie strapaesane e la modernità, spalancata all’improvviso davanti agli italiani nel breve spazio dei tre minuti.

E’ esattamente quello che accadde.

 

In giro c’è un gran vociferare, non si parla d’altro e tutti già canticchiano a casa, a scuola e in ufficio quel ritornello che ti entra subito nella testa. E da lì proprio non ne esce.

Quella sera del 1° febbraio 1958 Nel blu dipinto di blu trionfa come mai più nessuno riuscirà a fare nella storia del Festival. Franco Migliacci e Domenico Modugno, gli autori di quella che al secolo diventerà Volare, non hanno mai avuto alcun dubbio al riguardo.

Quello stesso giorno, ma diciannove anni più tardi, la RAI porterà definitivamente i colori nella case degli italiani, eliminando l’ultimo residuo di bianco e nero dalle proprie trasmissioni. Altri tempi, si dirà: anni di rivolte sociali, di lotte ideologiche a suon di armi e bombe, segno che qualcosa in quel boom economico non ha funzionato. Non per tutti almeno, e certamente non dappertutto.

Ma il 1977 ancora è lontano e tutto questo Johnny e Domenico non lo sanno. Nel blu dipinto di blu sta per diventare il brano italiano più famoso di sempre con oltre ventidue milioni di copie vendute in tutto il Pianeta. Eppure esiste un retroscena, una roba di cui pochi sono conoscenza. Si tratta di un dettaglio di cronaca, certo, ma descrive la vera storia che racconta tale trionfo. Era infatti usanza sino ad allora scindere i compositori di un brano dai suoi esecutori: c’era chi componeva e poi c’erano i cantanti, quasi due mondi a parte, e nessuno aveva mai pensato di rompere questo schema. Fino a quella sera, ovviamente.
Ora, per quanto assurdo possa sembrare, Modugno non riuscì a trovare alcun big disposto a interpretare Nel blu dipinto di blu. Nessuno, ci credereste? Chi se ne frega, deve aver pensato. Così si arrangiò, per così dire, a cantarla da solo.

Oggi, l’aver interpretato direttamente quel brano potrebbe sembrare una scelta facile da prendere ma, se così vi pare, è solo perché un artista ha creduto con tutto sé stesso nella propria idea: al punto da scardinare paradigmi e tradizioni.

Quali sono le idee per cui lottate? Siete dunque disposti a proteggerle?

Modugno scelse di lanciarsi, e decise anche di portare con sé sul palco un ancora giovane e semisconosciuto Johnny Dorelli, credendo anche nelle sue di potenzialità, e proiettandolo a sua volta verso una lunga carriera di successo.

Credere nei propri progetti, anche quando nessun ti appoggia. È una follia che sa di dono, ma esige una scelta. A buona memoria.

 

 

Fonte: urbanpost.it

 

Fu anche la prima trasmissione in Eurovisione per la RAI, nonché la prima volta che un autore interpretava la propria canzone, facendo debuttare il cantautorato a Sanremo: primati del tutto secondari messi a confronto con il successo riscosso dalla canzone.

Solo per la cronaca, l’anno seguente i due artisti si ripeteranno con il brano Piove, ma anche questo importerà poco. Perché il Festival è cambiato, l’Italia stessa è cambiata e indietro non vorrà più tornare.

Sono trascorsi esattamente sessant’anni. Ma oggi come allora, se intoni a un bambino la parola vo-la-re, puoi star certo concluderà la frase con oh-oh; richiamando quella stessa voglia di leggerezza con cui Domenico e Johnny entrarono per sempre nelle case degli italiani.